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lunedì 26 marzo 2012

Oroscopo Maya .........




Oroscopo Maya

La civiltà Maya ha origini antichissime: i primi insediamenti si possono attribuire al 1500 a.C., ma è solo nel 300 a.C. che si cominceranno a sviluppare le prime vere e proprie città. L'impero Maya era localizzato negli attuali territori del Veracruz, Yucatán, Campeche, Tabasco e Chiapas in Messico, la maggior parte del Guatemala e alcune aree del Belize e dell'Honduras.

La vita degli antichi Maya seguiva ritmi precisi basati sui movimenti delle costellazioni e dei corpi celesti. I movimenti degli astri erano misurati attraverso strumenti circolari, gli astrolabi, che venivano utilizzati come calendari di elevata precisione. Questi strumenti consentivano ai Maya di determinare le fasi lunari, la posizione del sole al momento delle eclissi, dei solstizi e degli equinozi, utilizzati per prevedere il futuro e per fissare le date in cui celebrare grandi cerimonie che prevedevano spesso sacrifici umani agli dei.

I Maya erano soliti utilizzare congiuntamente due calendari uno di tipo civile (Haab) e uno di tipo rituale (Tzolkin), come se fosse uno solo. Accanto a questi due tipi principali esisteva anche l'anno lunare, costituito da 13 mesi di 28 giorni ciascuno, a cui era associato un Animale Guida, il segno zodiacale Maya.

Grandi conoscitori delle discipline astronomiche, i Maya elaborarono un loro oroscopo basato sul calendario lunare, suddiviso in 13 parti o mesi corrispondenti ad altrettanti animali. Ad ogni persona veniva associato un animale, in relazione al giorno della nascita, le cui caratteristiche si riflettevano sulla personalità dell'individuo.

In queste pagine vengono elencate le caratteristiche degli animali e, di consguenza, i tratti della personalità dei nati sotto i 13 segni che compongono lo "zodiaco" dei Maya. Per scoprire a quale segno si appartiene, basta selezionare il giorno ed il mese di nascita nei due menu sottostanti, cliccando poi sul pulsante "Mostra l'oroscopo Maya". Si aprirà una nuova pagina con i tratti salienti del segno.

I tredici mesi, corrispondenti ad altrettanti animali, presenti nell'oroscopo Maya.
Falcone (8 febbraio - 8 marzo)
Giaguaro (9 marzo - 5 aprile)
Cane (6 aprile - 3 maggio)
Serpente (4 maggio - 31 maggio)
Lepre (1 giugno - 28 giugno)
Tartaruga (29 giugno - 26 luglio)
Pipistrello (27 luglio - 23 agosto)
Scorpione (24 agosto - 20 settembre)
Cervo (21 settembre - 18 ottobre)
Civetta (19 ottobre - 15 novembre)
Pavone (16 novembre - 13 dicembre)
Lucertola (14 dicembre - 10 gennaio)
Scimmia (11 gennaio - 7 febbraio)












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Il Rame



Il Rame

 un po' di storia
 In quanto reperibile allo stato nativo il rame, dopo l’oro fu il primo metallo conosciuto e usato dall’uomo (età del rame), con lavorazioni a freddo per martellamento, verso la fine dell’età della pietra. Gli oggetti di rame più antichi sono dei gioielli provenienti dall’Egitto, che risalgono al 4500 a.C. Nel 3500 a.C. si incominciò a fondere questo metallo ottenendolo per riduzione dal minerale: perciò il rame è il primo metallo che l’uomo ha estratto dai suoi minerali. Intorno al 3000 a.C. il rame viene legato allo stagno per ottenere il bronzo: è la cosiddetta età del bronzo, che precede quindi quella del ferro. Presso i Greci e i Romani il rame veniva usato per fabbricare armi, utensili, ornamenti ed anche nell’edilizia. Grandi quantità di rame venivano estratte dall’isola di Cipro, in latino Cyprum: dal cui nome derivò aes cuprum, da cui il simbolo Cu e il nome stesso del metallo in gran parte delle lingue moderne occidentali (copper, cuivre, kupfer, cobre, koppar). Il simbolo della donna (il cerchio con una croce in basso, detto “specchio” di Venere) è lo stesso usato dagli alchimisti per indicare il rame: questo perché, secondo la leggenda, la Dea nacque dalla schiuma delle acque dell’isola di Cipro. La diffusione del rame era dovuta anche alla sua reperibilità allo stato grezzo e alla sua relativamente bassa temperatura di fusione. Il primitivo processo di produzione prevedeva una prima “cottura” per eliminazione delle tracce di zolfo, poi una fusione che faceva salire in superficie eventuali scorie e quindi una colata in stampi ricavati nel terreno, ottenendo forme simili a dischi, poi lavorati tramite martellatura.

Lo sapevate che...

….l’ascia dell’uomo di Similaun vissuto nel 3200 a.C. era, anzi è, in rame?
….l’ottone (lega rame -zinco ) risale al 1000 a.C.?
….il primo tubo di rame per l’acqua potabile risale al 2750 a.C.? Fu rinvenuto nel tempio del re Sa-Hu-Re ad Abusir, in Egitto; faceva parte di un impianto di circa 100 m di lunghezza, costituito da diverse sezioni, ognuna delle quali misurava 750mm. Il tubo era ottenuto aggraffando una sottile lastra di rame fino ad ottenere un diametro approssimativo di 75mm. E’ conservato al Museo Statale di Berlino.
….già Servo Tullio (IV sec. A.C.) ordinò di coniare solo monete di rame, che poi chiamò “pecuniae”?
….gia Plinio (I sec. d.C) descriveva la stagnatura del rame?

La cesellatura

È una fase di lavorazione della lamiera di rame, ancora oggi fatta da alcune antiche botteghe con sistemi che danno pregio e valore al pezzo in lavorazione.

Sono tre i sistemi di cesellatura: a incisione, a semisbalzo e a sbalzo.
In tutti il cesellatore procede nel seguente modo: prende un pezzo di lamiera di rame, fa un disegno e con un punzone (piatto o a biglia piccolo) traccia un’incisione, utilizzando un platò di ferro come supporto.
La differenza tra i tre sistemi consiste essenzialmente nella diversa profondita’ della cesellatura. Nel primo caso il cesellatore incide in modo leggero il tracciato, mentre negli altri due casi ne marca i punti più importanti per poi procedere allo sbalzo, raggiungendo da 1 sino anche a 5 centimetri di profondità.

La tecnica di sbalzo vera e propria prevede le seguenti fasi di lavorazione: anzitutto si imbutisce a proprio piacimento la figura con la mazzuola semitonda di legno di bosso, poggiandosi su un cuscino di sabbia, sino a ottenere la profondita’ voluta. Durante questa operazione la lamiera viene ricotta più volte. Poi viene fatta una cassetta di legno grande quanto il quadro, ci si cola della pece greca, quindi vi si appiccica il pezzo di rame e si rifinisce lo sbalzo o il semisbalzo con dei punzoni di legno di bosso o di ferro non taglienti.

Si toglie dalla pece, si ricuoce e si immerge in un bagno di decapaggio, quindi lo si asciuga. Si riempie la parte sbalzata con della pece greca molto dura, si staffa il tutto su un pezzo di legno con delle strettoie, quindi si lascia raffreddare e con dei punzoni si decora la figura a piacere del cesellatore. Con un
cannello del gas si scalda fino a far staccare la pece dal rame, lo si immerge in un bagno di decapaggio, si pulisce con paglietta di ferro e detersivo e lo si asciuga. Su un platò di ferro lo si tira in piano per gli ultimi ritocchi. Le ultime fasi della lavorazione prevedono l’immersione in un bagno di brunitura per donare al lavoro la tinta voluta e la lucidatura con paglietta asciutta e lucido particolare.

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I metalli e le principali tecniche di lavorazione applicate



 Tematisma

Metalli

 Il percorso illustra i momenti significativi dell’evoluzione nell’uso dei metalli e le principali tecniche di lavorazione applicate.


Galleria dei banchieri 

e degli zecchieri

Bassorilievo in resina con la Dea Moneta con bilancia e cornucopia

Suggestivo invito alla sala I metalli e la moneta, grande forziere che custodisce i tesori metallici giunti sino a noi dalle viscere del tempo, è questa “galleria”, che prende il nome dai bassorilievi che ne decorano le pareti, realizzati da ex allievi della Scuola dell’Arte della Medaglia della Zecca di Stato italiana su disegno dello scultore Guido Veroi.
All’arte di batter moneta in età romana presso il tempio di Giunone Moneta sul Campidoglio e alle fasi della lavorazione del metallo, dall’incisione dei conii alla fusione dei metalli, dalla battitura dei tondelli alla verifica delle monete, sono dedicate le scene rappresentate sul bassorilievo posto a sinistra dell’ingresso, mentre alla maestria di far di conto in età antica si riferiscono le 7 botteghe di cambiavalute che si aprono sulla parete destra, suggestiva finestra sul Foro romano, la piazza fulcro delle attività economiche dell’antica Roma.
Due imponenti figure affrontate della dea Moneta, con bilancia e cornucopia, e della Liberalitas, con abaco e cornucopia, poste ai lati della centrale imponente porta blindata, introducono il visitatore in un percorso segnato dalle tappe salienti della nostra storia economica.


Aspetti tecnici
La lavorazione dei metalli, nata nella prima età neolitica in Asia Minore, è certamente legata alla presenza di giacimenti sul territorio. La prima lavorazione dei minerali, consistente nella colatura in lingotti, avveniva nei pressi delle aree estrattive, da dove partivano rotte commerciali dirette ai centri di produzione e vendita. Nella nostra penisola il più ricco distretto minerario era certamente quello dell'Elba, da dove proveniva il ferro lavorato dagli etruschi: le fonti antiche parlano di "ferro populonio" riferendosi alla presenza di fonderie nel territorio di Populonia.
Fra il VI ed il V sec. a.C. centri di produzione di vasellame bronzeo sono documentati nella Grecia nord-occidentale, nelle città dell'Acaia, da dove proviene verosimilmente un ristretto numero di vasi rinvenuti anche in Magna Grecia, mentre dal III sec. a.C. in avanti le fonti citano Capua e Nola come centri di lavorazione specializzati. Da Augusto in poi quasi tutte le miniere divennero di proprietà imperiale.
Le tecniche di lavorazione sono rimaste sostanzialmente invariate nel corso dei millenni. Fusione, martellatura e sbalzo, vengono adoperate singolarmente o applicate secondo combinazioni diverse in base al tipo di oggetto da produrre; la monetazione conosce come tecnica specialistica la coniazione; per la realizzazione e la finitura di preziosi si utilizzano invece la granulazione, la godronatura, la filigrana, la niellatura e l'opus interrasile.
L'oreficeria in particolare, oltre alla fusione ed allo sbalzo, conosce delle tecniche specialistiche.
La granulazione, diffusa nel bacino del Mediterraneo dai Fenici, consiste nella realizzazione di microsfere d'oro (granuli) che vengono saldate sulla superficie dell'oggetto adoperando un metallo la cui temperatura di fusione sia diversa e più bassa di quella dell'oro. Il procedimento per la realizzazione delle sferette prevedeva probabilmente il riscaldamento di piccolissimi segmenti d'oro mescolati a carbone, finché, per fusione, non si formassero dei piccoli grani sferici.
La godronatura prende il nome dall'attrezzo adoperato per la lavorazione: il godrone viene fissato ad un tornio, a cui si accosta l'oggetto da decorare; il movimento del tornio fa si che venga abrasa la superficie in sottili scanalature che creano una decorazione in rilievo.
La filigrana consiste nell'intrecciare sottili fili di metallo, saldandoli con lo stesso materiale. Non si sa bene come gli artigiani dell'antichità realizzassero i fili: probabilmente, dopo aver tagliato delle striscioline dai fogli di metallo le si faceva passare, sfruttando la grande duttilità dell'oro, attraverso delle filiere simili a quelle moderne, costituite da grani forati in pietra dura. Con la filigrana oltre ad ottenere dei gioielli “a giorno” si realizzavano anche elementi decorativi da applicare ad oggetti in lamina.
Alla niellatura si faceva ricorso per creare una decorazione di colore scuro sull'oro o sull'argento; consisteva nel disegnare dei solchi a bulino che venivano poi riempiti con una miscela di rame, argento, piombo, zolfo, croceo e borace.
L'opus interrasile, diffuso in ambiente romano a partire dal III sec. d.C., consiste nel lavorare una lamina a traforo, cioè ritagliandone una parte secondo un preciso disegno, ed ebbe particolare fioritura nel periodo bizantino.
Per la realizzazione di utensili, suppellettile ed armi si utilizzavano la fusione e la battitura. La decorazione del vasellame in bronzo o d'argento, e talora anche degli utensili, avveniva per agemina. L'agemina consisteva nel creare un intarsio tramite l'inserimento di fili e lamine di metallo presioso in alloggiamenti appositi ricavati su oggetti in metallo meno nobile.
La fusione, per ottenere dei pani o, nel caso delle leghe, per miscelare i metalli puri, è comunque l'operazione preliminare a tutte le altre.
La plastica in metallo si serve della lavorazione diretta o della fusione a cera perduta. La lavorazione diretta, che è la più antica forma di lavorazione dei metalli, si applica alle lamine. Per la realizzazione di statue di grandi dimensioni essa consiste nel fissare le lamine ad un supporto rigido, del quale prendono la forma per battitura (martellatura); questa operazione provoca un irrigidimento della lamina, per cui si deve procedere ad un nuovo riscaldamento della stessa, definito “ricottura”, al fine di renderla malleabile ed evitando allo stesso tempo che essa perda la forma acquisita. Il lavoro viene completato con una rifinitura a cesello o a bulino; talora l'artista esegue separatamente alcune parti per poi applicarle all'opera saldandole con lo stagno. Gli oggetti piccoli ed i bassorilievi sono lavorati a sbalzo, cioè poggiando la lamina su un cuscino di materiale cedevole in grado di assorbire i colpi e lavorandola dall'interno con martelli e punzoni per conferirle la forma desiderata. La fusione a cera perduta, attestata in Grecia già dal VI sec. a.C., parte dalla realizzazione di un modello in cera, lavorato con cura e completo di tutti i particolari, fissato ad un nucleo di terracotta; sulla cera si stende uno strato di argilla e si procede alla cottura. Il riscaldamento fa sciogliere la cera, che fuoriesce da appositi canali approntati nell'argilla, e lascia lo spazio per la colata di metallo, che riempiendo il vuoto assumerà la forma del modello originario. Per le statue di grandi dimensioni si preparano singolarmente le varie parti, che vengono poi assemblate. Una volta liberato il metallo dall'argilla si può procedere alla rifinitura con cesello, raspa e bulino. Il metallo più adoperato nella fusione è certamente il bronzo, una lega di rame e stagno che può contenere talora anche del piombo in piccole quantità, ma questa tecnica ha larga applicazione anche nel campo dell'oreficeria. Una variante della fusione a cera persa consiste nella cd. fusione a tasselli: dopo aver realizzato una matrice in terracotta perfettamente rifinita vi si applica del gesso, così da ottenere un calco, che di solito è eseguito in più pezzi (tasselli). All'interno del tassello si stende un sottile strato di cera, e tutti i tasselli, assemblati, vengono chiusi su un'anima in materiale refrattario. L'ultima fase coincide con la colatura del metallo, secondo le stesse modalità applicate nella fusione a cera persa. Il vantaggio di questa tecnica risiede nella possibilità di utilizzare più volte i tasselli, di poterli conservare smontati, e, dal punto di vista del risultato, di ottenere prodotti in lamina molto sottile e leggera, con un notevole risparmio di metallo.

Sviluppo storico ed evoluzione artistica
Mentre la lavorazione del metallo per la fabbricazione di oggetti funzionali, contenitori da cucina e da mensa, strumenti ed armi in metallo sorge e si sviluppa nel tempo a partire dall’Eneolitico senza soluzione di continuità, e la produzione di manufatti della piccola plastica risale ad epoche protostoriche, potendo utilizzare la tecnica della fusione per l’esecuzione di statuine ed ex voto, la riproduzione di soggetti soprattutto umani di grandi dimensioni, richiedendo procedimenti tecnici molto più complessi ed evoluti, invece, comincia a manifestarsi soprattutto in Grecia con le opere, dei grandi artisti dell’epoca classica, in gran parte perdute e note solo dalle fonti storiche e letterarie, o dai pochi esemplari superstiti per lo più rinvenute in mare, come ad esempio l’Auriga di Delfi, lo Zeus di Capo Sunion, i celebri Bronzi di Riace, il Satiro Danzante.
Le statue greche, generalmente in bronzo, vennero ampiamente riprodotte nel mondo romano, dove è attestata la vasta diffusione di copie (cioè riproduzioni che si differenziano dagli originali per qualche particolare) e repliche (riproduzioni assolutamente fedeli agli originali). Delle officine di copisti attive in territorio campano e noi è giunta testimonianza diretta grazie al rinvenimento, nel 1954, di 430 frammenti di sculture in gesso in un ambiente sottostante ad una delle terrazze del cd. Settore della Sosandra del palatium di Baia (non si tratta della vera e propria officina, ma di un semplice deposito). Lo studio e la catalogazione dei reperti ha consentito di stabilire che si tratta di calchi presi direttamente su originali bronzei: per la realizzazione dei tasselli in gesso le parti più delicate dell'originale venivano staccate, ove questo fosse possibile, o protette con della cera; sulla superficie della statua veniva poi stesa una sostanza antiaderente che consentisse il distacco del calco. In questo modo si poteva procedere ad una riproduzione quasi industriale degli originali. Fra le dodici sculture famose che sono state individuate a Baia si segnala il calco della testa dell'Aristogitone eseguito direttamente sull'opera di Kritios e Nesiotes.
Della grande plastica in bronzo dell’antichità l’ultimo famoso esempio è il Marco Aurelio sopravvissuto, come è noto perché ritenuto la statua equestre dell’imperatore cristiano Costantino, all’attività demolitrice tipica dell’epoca soprattutto massiccia in epoca tardo antica medioevale, connessa all’ampio riutilizzo del metallo.
Non a caso la produzione di opere di grande plastica in metallo ricompare nel periodo Rinascimentale, in particolare con il Cellini, nel quadro di una cultura artistica che ideologicamente intese ispirarsi a tecniche, forme, stile e soggetti antichi, per poi svilupparsi con continuità ed esiti diversificati nel tempo sino ad epoca contemporanea.

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mercoledì 7 marzo 2012

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